Alimenti gluten-free: cosa c'è dentro?


La celiachia è una malattia autoimmune che nei paesi occidentali colpisce l'1% della popolazione. Spesso viene confusa con un'intolleranza alimentare, ma in realtà si tratta di una vera e propria patologia provocata dall'ingestione di glutine in individui geneticamente predisposti. Il danno alla mucosa intestinale che ne deriva può essere più o meno grave e causare malassorbimento di vitamine e sali minerali nonché un'eccessiva perdita di peso.
L'unica terapia possibile per chi è affetto da celiachia consiste in una dieta priva di glutine da seguire per tutta la vita.
Dal momento che il glutine costituisce la parte proteica di alcuni cereali, tra cui il frumento, le scelte alimentari di un celiaco cadono tra cibi naturalmente privi di glutine e prodotti industriali specificamente formulati.
Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della richiesta dei prodotti senza glutine, non solo perché il numero delle diagnosi di celiachia è aumentato (in Italia 148.662 nel 2012, 12.862 in più rispetto all’anno precedente), ma anche per la convinzione del consumatore non celiaco che un'alimentazione priva di glutine sia più salutare e faciliti la perdita di peso. Così ad oggi, il numero di chi consuma i cosiddetti prodotti gluten-free (senza glutine) supera quello dei pazienti celiaci, incrementando un mercato che negli Stati Uniti registra un volume d'affari di 2,3 miliardi di dollari.
Ma i prodotti senza glutine sono davvero così salutari?
In realtà sono pochi gli studi che hanno condotto un'analisi comparativa della composizione nutrizionale dei prodotti con e senza glutine. Il più recente è stato eseguito nel 2014 in Spagna e ha analizzato le etichette nutrizionali di 206 prodotti industriali senza glutine e di 289 cibi equivalenti contenenti glutine. Prendendo in esame le categorie di pane e pasta, i risultati hanno mostrato un minor contenuto di proteine e fibra e un maggior contenuto di sodio e di lipidi, in particolare grassi saturi e colesterolo, nei prodotti senza glutine rispetto a quelli convenzionali.
La differente qualità nutrizionale si riflette in un'alterazione dell'assunzione di nutrienti in un campione di 58 persone (46 donne e 12 uomini) affette da celiachia che hanno seguito una dieta senza glutine. Gli autori dello studio hanno osservato una diminuzione dell'apporto proteico nelle donne, un aumento dell'assunzione di grassi saturi e una riduzione di fibra nell'intero campione analizzato.
Secondo un altro studio, questa volta italiano, l'esame di 60 prodotti senza glutine ha evidenziato livelli considerevolmente più bassi di potassio, fosforo, calcio, ferro, zinco e vitamine del gruppo B rispetto ai prodotti convenzionali, mentre solo 14 dei 60 prodotti considerati possono essere classificati come “cibi a basso contenuto di sodio”.
La differente composizione nutrizionale riscontrata nei prodotti commerciali gluten-free può essere spiegata dalle esigenze delle tecnologie di produzione. I cibi industriali per celiaci sono preparati a partire da cereali naturalmente privi di glutine o da cereali ai quali la frazione proteica rappresentata dal glutine è stata rimossa. Questo spiega il minor contenuto di proteine che si riscontra nei prodotti gluten-free. L'incremento della quota lipidica e del sodio invece è da attribuire all'impiego di ingredienti a base di grassi animali o vegetali e sale allo scopo di migliorare la lavorabilità e la palatabilità di tali alimenti che privati del glutine risultano essere di difficile lavorazione e poco appetibili.
Alla luce di queste considerazioni non sarebbe giustificabile il consumo di prodotti commerciali gluten-free da persone sane sulla base della loro maggiore salubrità, ma anzi la scelta dovrebbe ricadere su alimenti naturalmente privi di glutine in cui l'apporto lipidico è ridotto.
Poiché alimenti destinati a scopi medici devono garantire la stessa qualità nutrizionale degli alimenti convenzionali, sarebbe auspicabile l'impiego da parte delle industrie alimentari di ingredienti ricchi di nutrienti, come le farine derivate da legumi o da pseudocereali quali grano saraceno, quinoa e amaranto. Essendo questi ottime fonti di calcio, fosforo, magnesio, zinco e ferro, dovrebbero essere preferiti anche nel consumo quotidiano in alternativa ai tradizionali cereali consentiti ai celiaci come mais e riso.


Dott.ssa Chiara Ferretti